Korolev e il primo sattellite artificiale: lo Sputnik /1

Lo stesso lo stesso presidente fu colpito dalle intuizioni di Tikaharonov e Korolev e, rischiando il ridicolo, inserì il progetto nell'agenda e rilasciò ai due la licenza per iniziare gli studi.

Cinque anni più tardi, alla fine del 1953, i laboratori militari sovietici misero a punto una nuova super segretissima versione dei missili R-7. Korolev intuì che questi vettori erano in grado di raggiungere la velocità necessaria per sfuggire alla forza gravitazione terrestre e mandò una richiesta al Comitato Centrale del Partito per utilizzare i missili in questo senso. Ma solo nel '54 Korolev formulò la proposta del lancio di un satellite spaziale a Ustinov, ministro per gli armamenti. Se il R-7, argomentava Korolev, è in grado da lanciare una testa nucleare del peso di 5 ton. su una traiettoria intercontinentale, a maggiore ragione lanciare un satellite di 1.5 ton fin al limite del campo gravitazionale terrestre. Comunque per poter accedere ai finanziamenti Korolev fu costretto a mettere il tutto su un campo militare; riuscì ad inserire un progetto del tutto pacifico nel ICBM, il programma missilistico sovietico. L'unico suo obiettivo era di ottenere l'uso dei R-7, con i quali, facendo le opportune riduzioni di peso, avrebbe potuto raggiungere i tanti agoniati 8.000 metri al secondo.



Ma nonostante tutto il progetto procedeva a rilento. Korolev e i suoi collaboratori erano costretti a lunghe attese nei corridoi del Comitato Centrale per sollecitare fondi e collaborazione. I militari dal canto loro avevano paura un rallentamento dello sviluppo dei R-7, i cui primi lanci non erano incoraggianti. Dal loro punto di vista con Korolev si perdeva tempo e nulla più. Dunque il progetto di Korolev continuava ad essere rimandato e scivolare nei finanziamenti dietro a numerosi altri studi militari. Questo farà sì che per lanciare un satellite come lo immaginava Korolev col suo staff, fornito di tutte le attrezzature ed equipaggiamenti, bisognerà aspettare il lancio di Sputnik 3. Questo farà mancare a Sputnik 1 di compiere alcune importanti misurazioni scientifiche (eseguite poi da Explorer americano).

La situazione era seria. Gli americani, partiti in ritardo con gli studi, ricuperavano tempo. "I tecnici" - raccontava Grechco, ingegnere della squadra di Korolev divenuto poi astronauta - "ci chiedevano di rimandare di mese in mese la messa a punto del satellite, perché a loro dire era troppo complicato. Pensavamo che a forza di posticipare saremmo stati secondi, dopo gli americani, a conquistare lo spazio, cosi creammo un Sputnik Semplicissimo (SS) senza nessun apparecchio di rilevazioni scientifiche o simili. Lo abbiamo costruito in un mese con un unico scopo: essere i primi."

 

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