Bologna ebbe tre cerchie di mura (vedi cartina). La prima, la ben nota cerchia di selenite (una pietra che riveste anche oggi la base della torre della Garisenda), sembra risalire all’età di Teodorico, ma alcuni storici inclinano a datarla in epoca ancora più remota. Tale cerchia, che racchiudeva uno spazio urbano ancora più ristretto di quello corrispondente all’antico tracciato romano, non comprendeva la cosiddetta addizione longobarda. D’altra parte, la stessa prima cattedrale cittadina (costruita con materiale assai povero) era situata al di fuori delle mura, nel luogo che oggi corrisponde a quello della Chiesa dell’Abbadia. Questa prima cerchia muraria era interrotta da quattro porte: Porta Piera, Porta Stiera, Porta Procola e Porta Ravegnana. Una leggenda racconta che accanto a ciascuna di queste antiche porte il vescovo Procolo avesse posto quattro croci. Ma poiché tali croci, una delle quali reca la figura del Cristo, risalgono ad età di gran lunga posteriore (XI-XII secolo), la leggenda non ha alcuna probabilità di essere promossa al rango di storia. Nel 1798, quando già i Francesi erano entrati in città, venne deciso di sistemare questi sacri segnacoli all’interno della Basilica di San Pertronio, dove possono essere veduti ancora oggi ai quattro angoli estremi della chiesa. Le mura di selenite vennero semidistrutte per ordine di Federico Barbarossa, allora in guerra con Bologna. Al loro posto, ma con un’ampiezza molto maggiore, vennero costruite nuove mura (XII secolo) a testimoniare l’ampliamento e il risveglio economico e urbanistico della città. Di questa seconda cerchia sono tutt’oggi visibili alcune porte (torresotti) lungo la via Castiglione, via San Vitale, via Piella, via Porta Nova. Altri torresotti (o serragli) sono andati definitivamente distrutti. La terza cerchia di mura, ancora più ampia della precedente, fu costruita tra il XIII e il XIV secolo. Di essa, che è l’ultima, sono attualmente visibili le dodici porte, quello che resta dopo l’abbattimento avvenuto all’inizio di questo secolo.

I Longobardi fecero di Bologna non più che un centro militare. La loro presenza è testimoniata in particolare dalla cosiddetta "addizione", un gruppo di edifici fortificati, sorti a ridosso della prima cerchia muraria tra le attuali Strada Maggiore e via Castiglione.

Il piano regolatore del 1889, divenuto legge dello Stato, prevedeva l'abbattimento della cerchia muraria. Furono in molti ad opporsi al progetto, ma altrettanti ritenevano che l'abbattimento della cerchia muraria dovesse realizzarsi per diversi motivi. Per prima cosa la città doveva allargarsi, diventare più moderna, adatte alle novità del traffico; le mura erano inoltre di ostacolo a una corretta vita igienica. C'erano tuttavia altri motivi che spingevano nella stessa direzione: la speculazione edilizia e l'impiego di 500 manovali disoccupati. Finalmente, senza troppo clamore, il 20 gennaio 1902 il Comune dette ordine di iniziare i lavori di abbattimento.

 

 

Tra i diversi edifici presenti in Piazza Maggiore, c'è l'Archiginnasio, che venne costruito nel 1563 allo scopo di riunire in un unico edificio tutte le scuole dell'antica Università fino ad allora disperse in vari luoghi cittadini. L'edificio delle "nuove scuole", come venne chiamato, fu costruito su progetto del bolognese Antonio Morandi. Lo spirito della controriforma, che mirava a controllare in modo razionale l'organico culturale ma anche a rilanciare l'autorità del mondo cattolico, trova nella costruzione dell'Archiginnasio la sua conferma più chiara ed emblematica, e non è forse inutile sapere che in quegli anni l'incarico di Legato era tenuto da Carlo Borromeo. La costruzione è sobria ed elegante. Il fronte del porticato (il Pavaglione) misura 139 metri, a 30 archi sorretti da solide colonne di macigno. L'ingresso principale dà su un gradevole cortile, delimitato da un loggiato che si ripete identico al primo piano cui si accede per mezzo di due scaloni che si aprono simmetricamente sui due lati dell'ingresso. Molti sono gli stemmi, le lapidi, le semplici iscrizioni che ricordano i docenti che vi hanno insegnato e i numerosi studenti. Al piano superiore si trovano 10 aule scolastiche e due aule magne: quella degli Artisti e quella dei Legisti, detta anche "Sala dello Stabat Mater" perché qui, nel marzo del 1842, sotto la direzione di Gaetano Donizetti, ebbe luogo la prima esecuzione dello Stabat Mater di Rossini. Le scuole degli Artisti comprendevano gli studi di filosofia, matematica, scienze fisiche e naturali, medicina. Proprio in relazione alla medicina, l'Archiginnasio si avvaleva di un teatro anatomico tuttora esistente. Il palazzo dell'Archiginnasio, che per gran parte della sua facciata corre parallelo al fianco di San. Petronio, prende luce e spazio dall'attigua Piazza Galvani (il monumento, dedicato all'illustre scienziato, è della seconda metà dell'Ottocento). La costruzione dell'edificio delle Nuove Scuole fu il primo atto di una serie di altri importanti interventi urbanistici tesi a rinnovare, sempre in età controriformistica, il prestigio e il decoro della città e, indirettamente, quello del governo pontificio. E' in questa chiave di lettura infatti che va considerata la creazione, in area attigua, della piazza e della fontana del Nettuno (1564), dell'Ospedale della Morte (1565, ora sede del Museo Civico) e del Palazzo dei Banchi (1565-1568), splendido fondale della Piazza Maggiore e sede un tempo di un'animata attività commerciale. Una tremenda incursione aerea, nel gennaio del 1944, danneggiò pesantemente l'intero complesso dell'Archiginnasio e del suo patrimonio librario.

Un altro palazzo situato in Piazza Nettuno è quello di Re Enzo. Enzo, figlio di Federico II, nel XIII secolo fu catturato e rinchiuso dalle autorità bolognesi all'interno di questo palazzo. Il Re mori nel 1272 e fu sepolto nella chiesa dei frati Predicatori.

 

 

GLOSSARIO

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 Ghedini Luca

Casali Luca

Battistella Laura