L'ACQUEDOTTO ROMANO

L'ACQUEDOTTO ROMANO

La collina di Bologna è attraversata da un cunicolo che portava in città (e porta tuttora) l'acqua del Setta prelevata poco oltre la confluenza col fiume Reno, a Sasso Marconi . E' l'eredità più imponente lasciata a Bologna dai Romani.

Il posto ideale del CASTELLUM ACQUAE era proprio alle pendici dell' Osservanza, da dove l'acqua poteva raggiungere con sufficiente forza tutto l'abitato: un acquedotto sopraelevato che fosse arrivato a Porta Saragozza quasi a livello terreno non avrebbe potuto servire il settore meridionale della città (attorno agli attuali viali Aldini, Panzacchi e Gozzadini), più elevato e certamente cosparso di ville e poderi nobiliari.

La costruzione del cunicolo, alto quasi due metri e largo 0,60, impegnò varie centinaia di operai suddivisi in più cantieri, per la durata di un quindicennio.

Per le operazioni di accesso, scavo, espurgo e aerazione vennero costruiti sia pozzi verticali, che calavano a piombo sulla destra del cunicolo, sia corridoi che sfociavano sulla sponda destra del Reno e suoi affluenti.

E' oggi visitabile la SCALA ROMANA del parco di villa Ghigi, che scende per 327 scalini, 98 metri e un dislivello di 65 metri.

Il cunicolo al rio della Fossaccia, prima di Casalecchio, si divideva in due rami. All'altezza della località Costetti-Giovanetti, il percorso unificato rimontava fra le colline di Ronzano e dell'Osservanza e scendendo lungo il rio Fontana serpeggiava entro la collina di Valverde, dirigendosi tra porta d'Azeglio e porta Saragozza e dividendosi ancora: un ramo proseguiva forse verso le terme di porta Saragozza, l'altro raggiungeva le vasche di raccolta e di decantazione poste probabilmente all'incrocio fra via Farini e d'Azeglio; da qui partivano le tubazioni in piombo che distribuivano l'acqua all'utenza privata e pubblica; le eccedenze venivano convogliate attraverso un cunicolo alto 1,50 m e largo 0,60 nell'alveo dell'Aposa all'altezza di piazza Minghetti. L'acquedotto funzionò almeno fino al IV secolo.

Poi la storia travolse con l'impero anche quest'opera e la città, ricominciando da zero, riprese a prelevare acqua potabile da pozzi, da cisterne e da sorgenti collinari.

Solo fra il XII e XIII secolo intervennero le canalizzazioni del Savena e del Reno, con un apporto costante d'acqua indispensabile alla crescita economica e demografica della città.

L'acqua del Setta il 5 giugno 1881 tornò a zampillare nelle fontane provvisorie di piazza Maggiore, Aldrovandi, Cavour, Minghetti.

Oltre a questi impianti non più utilizzati, ci sono in collina tre grandi serbatoi pensili costruiti nel corso del secolo e collocati purtroppo a mò di tozzi campanili circolari accanto a tre chiese storiche: a Villa Aldini (1915) a ridosso della Madonna del Monte; a San Luca, a destra della facciata; a Monte Donato, sul fianco della parrocchiale (1908); oltre naturalmente al grande impianto di viale Aldini che raccoglie l'acqua del Setta.

 

Silvia Traina

Sara Trenta

Classe 2Ae